Nato a Firenze nel 1933, dopo la frequentazione della Scuola Libera del Nudo, ventenne inizia a dipingere contemporaneamente ad un’attività musicale che lo vede esibirsi con orchestre di musica leggera in Italia e all’estero.
Dopo i primi quadri figurativi si avvicina all’informale, come lo stesso Guarneri racconta in un’intervista a Giovanna Uzzani pubblicata sul catalogo dell’antologica di Palazzo Pitti del 2004: «Poi è arrivato il 1958 e la pittura è diventata più importante, più seria. Ancora brancolavo. Tra il 1958 e il 1959 mi ritrovai all’Aia a suonare. Mi innamorai degli autoritratti dell’ultimo Rembrandt. Niente di più informale. Su grevi fondi scuri come la notte mi apparivano segni balenanti, saette di luce, bagliori dorati. Così cominciai a ispirarmi a Rembrandt nelle mie tele informali, anche se nessuno se n’era accorto. Era la luce, erano quei bagliori a interessarmi. Già allora intuivo come centrale il tema della luce, ma ancora non sapevo rinunciare alla materia e pensavo a Wols e anche ad Alechinskij. Poi mi accorsi di sentire i Cobra troppo violenti e istintivi, così mi lasciai piuttosto attrarre dalla purezza di Licini, dalle invenzioni liriche di Klee. Quando tornai a Firenze, scoprii che Fiamma Vigo aveva aperto il nuovo spazio di via degli Artisti, luogo di incontro di pittori astratti e di giovani avventurosi. Nacque l’opportunità di una mostra nel ‘59, si intitolava Baldi – Fallani – Guarneri – Masi – Verna. Cinque informali a Firenze». La mostra d’esordio di Guarneri lo vede legato ancora all’ambito informale ma, come racconta l’artista, si trattava di «… anni fervidi, tutto era come travolto dalle esperienze, dalle scoperte. Nel 1959 andai per la prima volta in Germania, a Dusseldorf. Ancora dipingevo informale. Cominciai a girare per gli studi di quei pittori che più sentivo vicini alla mia ricerca. Il Nord Europa mi appariva allora come una straordinaria fucina, laboratorio, eccitante network di sperimentazione, realtà viva, nervosa, cosmopolita. Conobbi Otto Piene, Peter Brüning, Hansjorg Glattfelder. Poi anche Raimond Girke e Winfred Gaul. Andavo ai loro studi e diventammo amici, anche se io ero più giovane». La prima mostra personale è alla Galerie de Posthoorn a L’Aia, nel 1960, anno nel quale Guarneri è anche ad Abstracte Italiensee Kunst a Ostenda e a Modern Paintings of Italy alla Rose Marie Gallerie di Taipei, mentre del 1961 è la personale con Claudio Verna alla Galleria L’Indiano di Firenze e del 1962 quella alla Galleria San Matteo a Genova.

Nel 1962 Guarneri comincia ad interessarsi al colore in quanto luce, alla grafia come pittura e ai problemi inerenti alla percezione visuale. Da questo momento in poi, segno, luce e colore si identificano, sostanziando un mondo poetico di sensibilità acuta e costituendo, pur nelle sue diverse fasi, il filo conduttore di una ricerca decisamente personale. Nascono i primi quadri chiarissimi in cui lo spazio viene scandito da variazioni luminose e le cui superfici sono trattate prevalentemente a matita. Questi lavori vengono rivelati per la prima volta nel 1963 nella personale a La Strozzina di Palazzo Strozzi. È ancora Guarneri che ricorda il superamento dell’informale e il cambiamento della sua ricerca nei primi anni Sessanta: «La frequentazione degli amici tedeschi mi offrì delle conferme, mi suggerì delle vie d’uscita dall’informale, mi incoraggiò nella ricerca della pittura. Nelle mie tele c’erano già delle proposte nuove di luce e i primi effetti di trasparenza. Poi i miei quadri informali astratti cominciarono a schiarirsi e la ricerca della luce rinnovò in me l’amore per il paesaggio del Nord, in Germania, in Olanda, in Finlandia, quella luce cristallina, senza umidità, senza peso. È così che schiarendo i toni sempre di più, sottraendo materia, decantando, arrivai al silenzio del bianco. Ma non fu una scelta improvvisa».
Nel 1963 con Giancarlo Bargoni, Attilio Carreri, Arnaldo Esposto e Gianni Stirone, Guarneri costituisce il Gruppo Tempo 3, il cui programma formale, partendo dalla lezione di Rothko e dalle teorie gestalt, auspicava il superamento della contrapposizione tra concretismo e informale ponendosi come il terzo tempo della pittura astratta.

Dal 1964 in poi il lavoro acquista una struttura più rigorosa e geometrica: «Mi lasciai conquistare dallo schema geometrico di rombi o quadrati ripetuti in impercettibile asimmetria, che si svolge attraverso successioni calcolate attentamente. Si ottiene un effetto di euritmia con l’aiuto di colori, anzi luci colorate, che vanno a sostituire il vecchio colore timbrico determinando effetti di poesia attraverso il ricorso agli elementi primari di luce e ritmo dello spazio. […] Avevo in mente anche l’omaggio al quadrato di Josef Albers, con quegli effetti di tensione dinamica, di compressione, che nascevano dallo schema di quadrati organizzati non attorno allo stesso centro; anche per Albers il quadrato significava purezza della forma e fuga dalle implicazioni emotive, alla ricerca di un modulo base in rapporto ai suoi multipli. Ma per me Albers era troppo logico, geometrico, io preferivo essere più ambiguo, non avevo la sua fede nella forma pura, venivo dell’esistenzialismo».

La ricerca di Guarneri, ormai matura e originale, è premiata con l’invito alla XXXIII Biennale di Venezia (dove condivide la sala con Agostino Bonalumi e Paolo Scheggi) e alla mostra Weiss auf Weiss alla Kunstalle di Berna, mentre sono del 1967 le partecipazioni alla V Biennale di Parigi e alle mostre di Nuova Tendenza. Numerose sono le personali che vedono l’artista impegnato in Italia ed in Europa negli anni Sessanta: alla Galleria Gritti di Venezia nel 1964, alla Galleria II Bilico di Roma nel 1965, alla Galleria il Paladino di Palermo nel 1966, alla Galleria La Carabaga di Genova e alla Galleria 3A di Lecce nel 1967, allo Studio d’informazione Estetica di Torino nel 1968 e alla Galleria Flori di Firenze nel 1969. Proprio dal 1969 la pittura «continuava a raffinarsi. Nascevano quadri quasi bianchi, leggibili solo mediante una osservazione prolungata che provocava un raffinamento percettivo. […] i colori erano il risultato di trasparenze luminose e mutevoli e si trasformavano in colore-luce. I segni si erano trasformati e, da individuali e significanti, erano divenuti più leggeri, più fitti e regolari, mera trascrizione di un impercettibile movimento del polso. […] Ma alla fine la struttura deve continuamente fare i conti con una luce che la consuma e la disfa».

Nel 1972 Guarneri tiene una prima antologica di oltre sessanta lavori che chiude un decennio di attività al Westfälischer Kunstverein di Münster, mentre sono sempre dello stesso anno le personali alla Galleria Peccolo di Livorno, alla Galleria La Polena di Genova, alla Galleria Morone 6 di Milano e alla Galerie Loehr di Francoforte. Seguono la personale del 1973 alla Galleria del Cavallino di Venezia e quelle del 1974 alla Galleria Godel di Roma e alla Galerie December di Münster; quella alla Galerie December di Dusseldorf nel 1976 e alla Galerie Artline de L’Aia nel 1978. Tra le varie rassegne figurano le partecipazioni alla Quadriennale di Roma del 1973, alla Biennale di Milano del 1974 e alle mostre storiche sull’arte italiana: L’immagine attiva alla Rotonda della Besana a Milano nel 1971 e, nello stesso anno, XX Mostra Internazionale del Fiorino a Palazzo Strozzi, Firenze; Europa/America, l’astrazione determinata 1960-76 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna nel 1976; Linee della ricerca artistica in Italia 1960-1980 al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1981.

«Fine anni ‘70. Un senso di insoddisfazione mi prese rispetto al lavoro precedente, i quadri mi venivano ormai troppo bene, erano troppo perfetti, sentivo la necessità di una ribellione, maturava in me la necessità di trovare una via d’uscita a tanto implacabile rigore. […] Detti un calcio al rigore geometrico, mi abbandonai agli effetti del caso e della macchia, accettai di lasciar prevalere quello che mi pareva l’aspetto “romantico” e “sentimentale” della mia ispirazione. […] I primi risultati apprezzabili del nuovo corso della mia pittura giunsero intorno al 1982. Le innumerevoli macchie d’acquarello si sovrapponevano chiarissime una sull’altra, filtrate da una velina di carta di riso giapponese che incollavo sulla tela e utilizzavo al posto della consueta preparazione».
Gli esiti di queste ricerche trovano spazio nella mostra intitolata Equilibrio, che si tiene nel maggio 1984 al Palazzo Pretorio di Certaldo (in collaborazione con la GNAM di Roma), dove Guarneri espone insieme ad Aricò, Uncini, Conte, Lorenzetti, Napoleone.

«Alla fine degli anni Ottanta mi accadde di stancarmi delle carte. Il lavoro era lungo e la preparazione artigianale era noiosa, mi assorbiva troppo. Decisi dunque di tornare alla tela, ma senza rinunciare all’acquarello, che mi piaceva per la sua leggerezza. […] E così arrivano anche gli anni Novanta, nei quali mi sono confermato nelle mie idee, nel mio modo di intendere la pittura, talvolta con richiesta di rigore geometrico nella struttura, talvolta invece con momenti più liberi, più ritmici e cromatici».

Nel 2000 l’artista si confronta con un’esperienza totalmente nuova, realizzando il progetto per il mosaico di 24 mq della stazione Lucio Sestio della metropolitana di Roma.
In questi anni l’artista è invitato ad importanti esposizioni sulla storia dell’arte italiana in Italia e all’estero: Astratto-Secessioni astratte in Italia dal dopoguerra al 1990 alla Galleria Civica di Verona nel 1990; Arte in Italia 1956-1968 al Museo Civico di Conegliano Veneto nel 1995; Die andere Richtung der Kunst. Abstrakte Kunst Italiens ‘60-‘90 alla Kunsthalle di Colonia nel 1997; Continuità. Arte in Toscana 1945-2000 a Palazzo Strozzi a Firenze nel 2002.
Nel 2004, presso la Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, si tiene la mostra antologica Contrappunto luce. Con l’occasione viene edito un catalogo con saggi critici di Giovanna Uzzani e Maria Grazia Messina, dichiarazioni dell’artista e un’antologia di scritti critici, a tutt’oggi testo di riferimento per l’opera di Guarneri.

Dalla metà degli anni 2000, nell’ambito di un rinnovato interesse critico sulla pittura analitica, fioriscono in Italia e all’estero le mostre dedicate ai suoi protagonisti, alle quali Riccardo Guarneri (uno dei primi esponenti di questa corrente artistica) viene puntualmente invitato. Nel 2007 è a Milano, al Palazzo della Permanente, per la mostra Pittura Analitica. I percorsi italiani 1970-1980 e in numerose gallerie private. Nel 2015 è tra gli artisti di Un’idea di pittura. Astrazione analitica in Italia, 1972-1976 presso la Galleria d’Arte Moderna di Udine e nel 2016 partecipa ad altre due mostre collettive: Pittura Analitica. Anni ‘70, presso la galleria Mazzoleni Art di Londra, e Gli anni della pittura analitica. I protagonisti, le opere, la ricerca al Palazzo della Gran Guardia di Verona. Nel 2017 viene invitato ad altre rassegne sulla pittura analitica: Pittura Analitica ieri e oggi alla Galleria Mazzoleni di Torino, Pittura analitica: origini e continuità, dislocata nelle due sedi di Villa Contarini (Piazzola sul Brenta, PD) e della Rocca di Umbertide.
Questi anni vedono Guarneri protagonista anche di importanti mostre personali in Italia e all’estero e ricordiamo la sua partecipazione alle mostre storiche: Pittura Aniconica alla Casa del Mantegna di Mantova nel 2008; Il Grande Gioco. Forme d’arte in Italia 1947-1989 alla Rotonda della Besana a Milano nel 2010 e Percorsi dell’arte italiana alla Vaf-Stiftung, al Mart di Trento e Rovereto nel 2011.

Nel 2017 un riconoscimento giunge all’artista con l’invito da parte di Christine Macel alla 57. Biennale Internazionale d’Arte di Venezia Viva Arte Viva, a cinquant’anni dalla sua prima Biennale del 1966.
Nel 2018 è invitato alla mostra 100% Italia. Cent’anni di capolavori, tenutasi al Museo Ettore Fico di Torino. Nel 2019 il Museo del Novecento di Milano inserisce un’opera di Guarneri nell’ambito della riorganizzazione del museo, inaugurando un nuovo itinerario espositivo. Il Museo del Novecento di Firenze, invece, gli dedica una mostra personale.

Nel 2021 quattro sue opere entrano a far parte della collezione permanente del Centre Pompidou di Parigi.

Riccardo Guarneri ha insegnato pittura nelle Accademie di Belle Arti di Carrara, Bari, Venezia e Firenze ed è inoltre Accademico Emerito per l’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, città dove da sempre vive e lavora.